12 BACI SULLA BOCCA
di Mario Gelardi
Produzione 2009

Regia di Giuseppe Miale di Mauro

con Stefano Meglio, Francesco Di Leva, Andrea Vellotti

Luci Ettore Nigro
Scene Roberta Mattera
Costumi Giovanna Napolitano
Aiuto regia Giuseppe Gaudino
Foto di scena e grafica Carmine Luino

uno spettacolo della Compagnia Nest

Napoli, anni 70. La provincia soffocante e a volte disorientante napoletana. Il conflitto politico e sociale che divide il paese sembra lontano da queste terre. In questo ambito nasce “12 baci sulla bocca” che racconta l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi e dal linguaggio diretto e Massimo, fratello “ripulito” del proprietario di un ristorante. Massimo si sta per sposare con l’unica donna che ha avuto nella sua vita, è a quel punto della vita in cui o ti lasci o ti
sposi, Massimo si sposa.
Emilio è giovane ed è ricchione, perché era l’unico termine usato a Napoli per identificare un omosessuale. Emilio riesce a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo.
I loro incontri sono violenti al limite dello scontro fisico. I due ragazzi si nascondono, ma quel rapporto così controverso, rappresenta forse, l’unico momento di vero sentimento nella loro vita.

Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo, lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola ed uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione di paese.
Abbiamo pensato di ambientare questa storia negli anni settanta, per costruire un tessuto emotivo ancora più claustrofobico. 12 mesi che iniziano con la strage di piazza della loggia e terminano con la tragica morte di Pier Paolo Pasolini.


Dopo il lavoro fatto con Gomorra, abbiamo voluto mettere a frutto la nostra esperienza in una storia di pura finzione. Una vicenda che parte dalla periferia della nostra terra, dove il tempo sembra essersi fermato, dove, al di la di una finto progressismo, ci sono ancora leggi sociali antiche. Un’atmosfera sudata, che ha l’eco della musica popolare degli anni settanta, che vive di squarci di luce, sul nero dei giorni e di quelle vite.